Noi malati di fotografia viviamo in un luogo molto impegnativo, con tutti i colori, le sfumature, le ombre e le luci che ci circondano, ci provocano, e riescono a farci soffrire, quando siamo costretti dentro cubicoli, scatole di latta semoventi, e il sole filtrato dal vetrocemento. Alle scuole medie, la mia prof di matematica ogni tanto faceva delle pause e ci recitava una poesia, poi si allontanava dalla cattedra e andava a fumare una sigaretta vicino alla finestra socchiusa. Forse voleva insegnarci a guardare fuori, a guardare il cielo.