Confinati e sfiancati, eccoci arrivati alla fine del 2020. La voglia di vivere è sempre quella, e mi ritrovo con il vestito impolverato e la suola delle scarpe consumata. Abbiamo vissuto un anno pieno di avvenimenti. E adesso che fare? Lamentarsi?
Lo scienziato conta i vantaggi (pochi) e gli svantaggi (molti) del vivere nell’era del Covid-19, e fa un bilancio. Il filosofo elabora una nuova teoria sul distanziamento sociale. Il sociologo annaspa oggi annaspa domani si è fatto molte domande, e ha scritto un libro -di discreto successo- senza nessuna risposta. I politici rimbalzano tra il permissivo e il rigoroso tentando una sintesi con un nuovo gioco, l’Italia tricolore: gialla, arancione e rossa.
È fin troppo facile prendere in giro chi ha la responsabilità di amministrare un casino del genere. I medici sono i nuovi intellettuali. Onnipresenti in televisione e su tutti i media passano le giornate dispensando consigli pieni di buon senso. I giornalisti si occupano di rimestare questo minestrone di paure e opinioni, tentando una sintesi impossibile. E noi, che non siamo scienziati, filosofi, sociologi, politici, medici o giornalisti, cosa possiamo dire? Possiamo ricordarlo questo anno balordo, possiamo dire “io nel 2020 c’ero”.
Direi che è abbastanza, ce la siamo cavata. L’immagine che vedete in testa all’articolo l’avevo già usata l’anno scorso, ma visto come è andata, la pubblico di nuovo, sperando che smetta di piovere. Buon 2021.